I 14 OTTOMILA: IMPRESE ESTREME

Provate ad immaginare di essere sul punto più alto del mondo: siete sopra le nuvole, tutt’intorno le cime delle altre montagne sembrano così basse, avete raggiunto il paradiso! Che magnifica sensazione deve essere. Provate ora a pensare però all’aria rarefatta che rende ogni vostro movimento uno sforzo disumano, al freddo, al meteo che potrebbe cambiare nel giro di pochi istanti e portare tormente di neve, alle settimane e settimane di scalata e fatica. Scalare le montagne più altre del mondo è una impresa estrema.

Le cime che superano gli ottomila metri di altezza sono quattordici e si trovano tutte in Asia centro-meridionale: nove sono nella catena dell’Himalaya e quattro in quella del Karakorum; l’unica montagna che non fa parte di queste due catene montuose è Il Nanga Parbat che si trova nel Kashmir.

Queste montagne sono state il sogno di numerosi scalatori che nella seconda metà del XX secolo hanno dato vita a una branca dell’alpinismo chiamata himalayismo, iniziata con la prima scalata di un ottomila ad opera di Maurice Herzog e Louis Lachenal i quali, nel  1950, riuscirono a conquistare la vetta dell’Annapurna.

Queste enormi montagne racchiudono in sè sogni, ambizioni, conquiste ma anche drammi: diversi scalatori hanno perso la vita cercando di arrivare in cima, non solo in tempi passati, ma anche oggi giorno (basti pensare, ad esempio, alla bufera di neve che un mese fa ha causato 24 morti).

Di seguito la lista dei quattordici ottomila con altezza e indice di mortalità:

Nome

Altezza

Percentuale di decessi*

Everest

8.848 m

9.3%

K2

8.611 m

26.8%

Kangchenjunga

8.586 m

21.6%

Lhotse

8.516 m

4.5%

Makalu

8.463 m

10.7%

Cho Oyu

8.201 m

2.5%

Dhaulagiri

8.167 m

17.9%

Manaslu

8.163 m

21.7%

Nanga Parbat

8.125 m

28.2%

Annapurna

8.091 m

40.8%

Gasherbrum I

8.068 m

10.8%

Broad Peak

8.047 m

7.2%

Gasherbrum II

8.035 m

2.6%

Shisha Pangma

8.027 m

9.9%

 Scalare queste cime richiede un’accurata preparazione psico-fisica e una notevole esperienza come scalatore, oltre che ad equipaggiamenti adeguati e una permanenza ai campi base o intermedi di settimane per acclimatarsi alle elevate altitudini. Inoltre esiste una zona, definita zona della morte, sopra i 7.500 metri di altezza, in cui la vita umana è in serio pericolo: qui il nostro corpo non riesce ad introdurre tutto l’ossigeno necessario e quindi le funzioni fondamentali per la sopravvivenza vengono via via meno, portando ad un graduale decesso delle cellule del nostro organismo. La permanenza nella zona della morte senza ossigeno supplementare deve essere durare il minor tempo possibile per evitare l’incorrere di danni irreversibili ad alcune delle funzioni come quelle cerebrali e respiratorie.

Il primo uomo ad aver conquistato tutti i quattordici ottomila è stato Reinhold Messner, italiano di Bressanone, che completò questa impresa senza precedenti nel 1986. Messner fu anche il primo scalare tutte le cime di questi colossi senza l’ausilio di respiratori ad ossigeno.

La prima cima conquistata dall’altoatesino fu il mitico Nanga Parbat, era il Giugno del 1970, Messner attraverso la nuova via sull’ancora inviolato versante Rupal col fratello Günther. Il quella spedizione però, durante la discesa, suo fratello perse la vita e Reinhold, sopravvissuto per miracolo, riportò gravi congelamenti che provocarono l’amputazione di diverse dita dei piedi.

Solo un’anno più tardi anche il polacco Jerzy Kukuczka raggiunse lo stesso obiettivo, diventando cosi il secondo uomo a scalare le quattordici vette, conquistandole però in un lasso di tempo molto più breve.

La prima donna che ha scalato tutti gli ottomila fu la spagnola Edurne Pasaban nel 2010.

Solo un totale di circa venti persone hanno completato con successo tutte le scalate.

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